Dal gelo alla calura

Attraverso una serie di antiche lettere in italiano e francese, con la precisione stilistica e la penna lineare dello storico, Ronny Borbey esordisce sulla scena letteraria valdostana con “Louise e Fidèle: l’ombra di Brissogne, il sole di Caltanissetta”, un primo romanzo di ricostruzione delle vicende familiari dei suoi trisavoli Louise Marcoz e Fidèle Bionaz.
«Dopo aver letto delle loro vicende, durante la pandemia ho scelto di riassumerle e di ricavarne un libro – ha spiegato l’autore durante la presentazione in calendario lo scorso mercoledì 20 dicembre nel Chiostro di Sant’Orso ad Aosta -. Uno dei personaggi più tipici del racconto è la suocera Euphrosine, che mi sono immaginato come una donna dura, resa arcigna dalla morte precoce e accidentale del marito, unita alla figlia da un esagerato atteggiamento di protezione».
Sfogliando le pagine di “Louise e Fidèle” si viene catapultati alla fine dell’Ottocento, quando il giovane caporale del Regio Esercito è chiamato a spostarsi dalla fredda Grand-Brissogne sino alle assolate terre di Caltanissetta.
«Louise aveva capelli mossi che le sfuggivano dal foulard e occhi chiari che il marito definiva di ghiaccio e, in un certo senso, risentiva emotivamente dell’ombra del suo paese, che la rendeva insofferente e pessimista – ha proseguito Borbey, incalzato dalla moderatrice Chiara Bernardi, docente e consigliera comunale a Charvensod -. Di Fidèle, del quale abbiamo ritrovato intatta la vecchia custodia degli occhiali datata 1943 con cui era stato sepolto, ho voluto ripercorrere le tappe durante un viaggio in Sicilia, elencando monumenti e luoghi che potessero avergli ricordato la sua terra di origine».
La coppia protagonista del romanzo, edito da Edizioni ElleGi (Gazzetta Matin), ha avuto sei figli, dei quali soltanto due sono sopravvissuti più di un trentennio: dopo il primogenito César, deceduto a diciotto anni di peritonite, la secondogenita Severine è morta dopo il matrimonio per cause che la famiglia ha nascosto ma che l’autore ha poi rivelato.
«Gli unici due parenti vissuti a lungo sono stati mio zio Camile, decorato Cavaliere di Vittorio Veneto, e la mia bisnonna Ange Albine, i cui occhi chiari ricordavano quelli della mamma – ha rammentato Borbey, citando dallo stato di famiglia dei Bionaz gli ultimi due figli neonati, Albin e Marie -. Ombra e luce sono le tematiche fondanti del libro e ricalcano la paura che Fidèle prova per la guerra, che fortunatamente riesce a evitare tornando in patria nel dicembre del 1988».
I proventi derivanti dalla vendita di “Louise e Fidèle”, in vendita nelle principali librerie aostane, saranno devoluti all’associazione Tutti uniti per Ylenia, che da dieci anni sostiene le famiglie dei bambini ospedalizzati o affetti da disabilità.

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