Scegliere, da soli in famiglia, in un gruppo o in una comunità, di rinunciare a un bene o a un servizio energetico: è la sobrietà energetica.
Sobrietà come piacere quotidiano.
In un momento storico che ha visto e vede l’energia e il suo consumo diventare elementi chiave del vissuto quotidiano, si fa strada un’idea diversa che s’introduce nella complessa relazione che pone da una parte l’utilizzo di energia prodotta da petrolio e altri combustibili fossili e dall’altra il modello energetico che si appoggia su energie diffuse e intermittenti come le rinnovabili: la sobrietà energetica.
La necessità di consumare meno per scelta.
Se da un lato quindi viene prodotta un’energia che non va ad arricchire l’atmosfera di gas climalteranti in un contesto che già evidenzia cambiamenti ambientali più che percepibli e destabilizzanti per le comunità coinvolte in tali variazioni, dall’altro appare evidente l’inutilità di tale produzione nel momento in cui la stessa non risulti efficacemente accompagnata da una significativa diminuzione dei consumi.
Francia apripista con 3 miliardi di sostegni.
E’ in quest’ambito che l’idea della sobrietà energetica inizia a farsi strada. Apripista di questo nuovo approccio ai consumi è il governo francese che, il 6 ottobre 2022, ha presentato il suo piano di sobrietà energetica studiato con l’obiettivo di ridurre il consumo energetico del 10% in due anni, assicurando altresì al Paese il superamento dell’inverno senza interruzioni di fornitura di gas ed elettricità.
Comunicare la sobrietà energetica. Abbasso, spengo e posticipo.
La campagna di comunicazione che il governo francese ha lanciato punta su tre assi “abbasso, spengo e posticipo” oltre ad alcune chiamate all’azione come il mantenimento della temperatura di 19 gradi negli ambienti abitati, lo scaldabagno regolato a 55 gradi, docce corte, spegnimento degli elettrodomestici in stand by e attivazione posticipata di dispositivi elettrici nelle ore non di punta.
In cambio la Francia ha messo sul tavolo 2,6 miliardi di euro di aiuti per la riqualificazione energetica, 200 milioni di euro per l’edilizia abitativa e altri 150 milioni di euro per gli edifici pubblici statali oltre a una politica mirata di lavoro a distanza nei ponti e al 15% di indennità da telelavoro. Un pacchetto importante di sostegni che mira a una svolta a breve termine ritenuta necessaria e non procastinabile pe il governo d’oltralpe.
Sobrietà come scelta e non come imposizione.
E’ indubbio che, a tendere, il concetto di sobrietà energetica dovrà obbligatoriamente diventare parte del nostro vivere e agire. La differenza può essere quella di pilotare, guidare alcune delle nostre scelte traendo da esse soddisfazione invece di delusione. La consapevolezza del contesto attuale, con le sue indiscutibili criticità dovute anche a conflitti bellici, siccità, necessità di crescita del PIL, aiuta a comprendere come una riduzione pianificata dei consumi possa essere la svolta che, se applicata su larga scala e da comunità intere, può cambiare in modo significativo contesto e ambiente.
In montagna si può?
La sobrietà energatica in montagna dovrebbe essere più naturalmente raggiungibile a fronte di uno stile di vita che ci si aspetta più essenziale. E’ così? Sì e no. L’idea di portare il lusso in quota, unitamente a servizi e prodotti fino a pochi anni fa appartenenti a confini cittadini o metropolitani, si è fatta strada e, sempre più spesso, si rilevano attività e servizi in montagna che poco hanno a che fare con la necessità e il confort essenziale. Non si tratta quindi ovviamente di enfatizzare un elogio alla vita spartana e basica, ma di realizzare un’attenta osservazione di ciò che viene “aggiunto” alla montagna confrontandolo con la sua resa in termini ambientali, economici, beneficio diffuso e percepito.
Cambiare orientamento.
L’argomento è ricco di sfaccettaure e implica una visione del turista e del turismo innovativa, che andrebbe discussa e condivisa, unitamente alle scelte politiche d’indirizzo che dovrebbero lavorare in sinergia con nuove strategie e obiettivi. Se di sviluppo si deve parlare, non è detto che non lo si possa fare cambiando l’orientamento al quale siamo stati abituati fino ad ora, frutto di abbondanza di risorse energetiche e non solo, a tal proposito basti pensare, per esempio, all’importanza che l’acqua e la sua disponibilità sia per il consumo umano sia per l’industria e l’agricoltura, ha assunto negli ultimi due anni.
Fare un primo passo.
Certo è che già solo il fatto di adottare spesso termini di riferimento come recupero, diminuzione, riutilizzo, efficientamento è un primo passo per dare il via a un nuovo pensiero comune. Il secondo, ancora più significativo, è quello di iniziare a fare la propria parte, nel proprio piccolo universo, ogni giorno, tenendo presente che, come la storia ha insegnato, ogni grande cambiamento inizia sempre con un primo passo.